Putin And I Want To End Conflict
🇮🇹Meno rischio sistemico, ma tassi più alti per più tempo.
Le ultime notizie, che arrivano dagli Stati Uniti e dalla Russia, segnano un possibile punto di svolta per i mercati finanziari.
Il presidente americano Donald Trump ha confermato di aver avviato colloqui con il presidente russo Vladimir Putin per negoziare la fine della guerra in Ucraina.
Se queste trattative dovessero concretizzarsi, ci troveremmo di fronte a un evento di forte impatto, capace di eliminare uno dei maggiori rischi sistemici che hanno pesato sui mercati globali negli ultimi anni.
Tuttavia, questo vento di speranza si scontra con il dato sull’inflazione americana, pubblicato ieri, che ha superato le attese, sollevando nuove preoccupazioni sulla durata della politica monetaria restrittiva della Federal Reserve.
Questi due driver influenzeranno le diverse asset class nella seduta odierna e nelle prossime settimane.
Analizziamo i dettagli.
L’annuncio delle negoziazioni tra Trump e Putin ha immediatamente alimentato il sentiment positivo sui mercati azionari.
Le borse asiatiche hanno registrato decisi rialzi, trainate in particolare in Giappone e Hong Kong.
Anche i future sugli indici europei e sull’indice S&P 500 sono avanzati di oltre l’1,0%, mostrando come gli investitori abbiano rapidamente spostato l’attenzione dai rischi inflazionistici all’opportunità di una risoluzione del conflitto in Ucraina.
Il prezzo del petrolio ha esteso le sue perdite sulla scia delle trattative USA-Russia, poiché gli investitori hanno iniziato a prezzare un possibile aumento dell’offerta globale.
Un calo delle tensioni geopolitiche ridurrebbe il rischio di interruzioni nelle forniture di petrolio russo, portando a una stabilizzazione dei prezzi, che potrebbero scendere ulteriormente verso i 65-70 dollari al barile. Parallelamente, le azioni delle società di trasporto marittimo, come Maersk potrebbero subire una flessione, in quanto la diminuzione del rischio geopolitico potrebbe portare a un calo dei tassi di nolo, che negli ultimi anni erano stati sostenuti dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento.
L’oro, tradizionale bene rifugio, ha mantenuto i guadagni della seduta precedente, ma la prospettiva di una pace duratura potrebbe limitare ulteriori rialzi.
Va evidenziato, tuttavia, che la persistenza dell’inflazione potrebbe mantenere il metallo prezioso su livelli elevati nel medio termine. sappiamo poi che sul prezzo dell’oro stanno avendo un forte impatto i flussi in acquisto da parte delle banche centrali, particolarmente aggressivi negli ultimi anni.
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Anche il cambio euro-dollaro ha beneficiato delle notizie sulle trattative di pace, con l’euro che si è rafforzato dello 0,5% contro il biglietto verde.
Questo movimento riflette un miglioramento del sentiment degli investitori verso la moneta unica, che potrebbe continuare a recuperare terreno nel breve termine.
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Se da un lato la possibilità di una pace in Ucraina riduce il rischio sistemico, dall’altro il dato sull’inflazione di gennaio ha riacceso i timori di una politica monetaria restrittiva più lunga del previsto.
L’indice dei prezzi al consumo (CPI) core, che esclude le componenti volatili di cibo ed energia, è salito dello 0,4% su base mensile, superando le stime degli analisti.
Il rialzo dei prezzi è stato trainato principalmente dalle polizze assicurative, che hanno registrato un forte aumento, distorcendo in parte il dato di gennaio.
Anche gli affitti e le spese abitative hanno rappresentato uno dei principali driver dell’inflazione, contribuendo per oltre un terzo al balzo dei prezzi.
Inoltre, i costi dei servizi di trasporto hanno mostrato una ripresa, alimentando ulteriori pressioni inflazionistiche.
Da menzionare, infine, il rialzo del costo del cibo, legato ai rincari a doppia cifra dei prezzi delle uova.
L’influenza aviaria ha creato una vera e propria carenza di uova, che a sua volta si è riflessa sui prezzi delle stesse. Nel solo mese di gennaio i rialzi sono stati del 15% e sono andati ad alimentare un rialzo annuo di oltre il 50%.
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I mercati obbligazionari hanno rapidamente scontato l’impatto del dato inflazionistico.
I rendimenti dei Treasury a 10 anni, dopo un iniziale rialzo, hanno chiuso in lieve calo, mentre i trader hanno rivisto le loro aspettative sui tassi d’interesse.
Attualmente, il mercato prezza un solo taglio dei tassi entro dicembre 2025, segnalando una crescente consapevolezza che la Fed potrebbe mantenere i tassi elevati più a lungo del previsto.
La situazione attuale presenta un chiaro trade-off per gli investitori.
Da una parte, la fine delle ostilità in Ucraina potrebbe rappresentare una svolta positiva per i mercati, eliminando uno dei principali rischi sistemici.
Dall’altra, la persistenza delle pressioni inflazionistiche rischia di mantenere la Federal Reserve su una traiettoria restrittiva più a lungo del previsto.
E’ probabile che, in tale contesto, i mercati azionari europei e cinesi continueranno a sovra performare quelli a stelle e strisce. L’euro tenderà a recuperare parte del terreno perduto contro il dollaro americano.
La curva USA tenderà a beneficiare di un aumento dei rendimenti, ma senza troppi strappi.
🇺🇸Less systemic risk, but higher rates for longer.
The latest news, coming from the United States and Russia, marks a possible turning point for the financial markets.
US President Donald Trump has confirmed that he has started talks with Russian President Vladimir Putin to negotiate the end of the war in Ukraine.
If these negotiations were to materialize, we would be faced with an event of strong impact, capable of eliminating one of the greatest systemic risks that have weighed on global markets in recent years.
However, this wind of hope clashes with the US inflation figure, released yesterday, which exceeded expectations, raising new concerns about the duration of the Federal Reserve's restrictive monetary policy.
These two drivers will influence the different asset classes in today's session and in the coming weeks.
Let's analyze the details.
The announcement of the negotiations between Trump and Putin immediately fueled the positive sentiment on the stock markets.
Asian stock markets have recorded decided increases, driven in particular in Japan and Hong Kong.
Futures on European indices and the S&P 500 index have also advanced by more than 1.0%, showing how investors have quickly shifted their attention from inflationary risks to the opportunity for a resolution of the conflict in Ukraine.
The price of oil has extended its losses in the wake of US-Russia negotiations, as investors have begun to price a possible increase in global supply.
A decrease in geopolitical tensions would reduce the risk of disruptions in Russian oil supplies, leading to price stabilization, which could fall further to 65-70 dollars per barrel.
At the same time, the shares of shipping companies, such as Maersk, could suffer a downturn, as the decrease in geopolitical risk could lead to a decrease in freight rates, which in recent years had been supported by disruptions in supply chains.
Gold, a traditional safe haven, has maintained the gains of the previous session, but the prospect of a lasting peace could limit further increases.
It should be noted, however, that the persistence of inflation could keep the precious metal at high levels in the medium term.
We also know that the purchase flows by central banks, particularly aggressive in recent years, are having a strong impact on the price of gold.
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The euro-dollar exchange rate also benefited from the news on the peace negotiations, with the euro strengthening by 0.5% against the greenback.
This movement reflects an improvement in investor sentiment towards the single currency, which could continue to catch up in the short term.
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If on the one hand the possibility of a peace in Ukraine reduces the systemic risk, on the other hand the January inflation data has rekindled fears of a longer than expected restrictive monetary policy.
The core consumer price index (CPI), which excludes volatile components of food and energy, rose 0.4% on a monthly basis, surpassing analysts' estimates.
The price increase was mainly driven by insurance policies, which recorded a sharp increase, partially distorting the January figure.
Rents and housing expenses were also one of the main drivers of inflation, contributing more than a third to the jump in prices. In addition, the costs of transport services have recovered, fueling further inflationary pressures.
Finally, the increase in the cost of food should be mentioned, linked to double-digit increases in egg prices.
Bird flu has created a real shortage of eggs, which in turn has been reflected in the prices of the eggs.
In January alone, the increases were 15% and fueled an annual increase of more than 50%.
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The bond markets have quickly discounted the impact of the inflationary data.
10-year Treasury yields, after an initial rise, closed slightly down, while traders revised their interest rate expectations.
Currently, the market prices a single rate cut by December 2025, signaling a growing awareness that the Fed could keep the high rates longer than expected.
The current situation presents a clear trade-off for investors.
On the one hand, the end of hostilities in Ukraine could represent a positive turning point for the markets, eliminating one of the main systemic risks.
On the other hand, the persistence of inflationary pressures risks keeping the Federal Reserve on a restrictive trajectory longer than expected.
It is likely that, in this context, the European and Chinese stock markets will continue to outperform those with stars and stripes. The euro will tend to recover part of the lost ground against the US dollar.
The US curve will tend to benefit from an increase in yields, but without too many jerks.